Sergio Martinola, che ha scelto lo pseudonimo di Ingmar, è un artista che opera e gode dell’arte, in qualsiasi forma e sotto qualsiasi aspetto.
Disegna da quando era studente ed il disegno è ancor oggi alla base della sua proposta e produzione pittorica; preferisce eseguire, piuttosto che fruire del bene artistico. Il momento dell’esecuzione viene da solo, non si può pianificare la realizzazione di un quadro : è l’ispirazione che decide e pian piano l’idea prende forma nella sua mente, si chiarisce e si materializza sulla tela.
Ai suoi esordi Sergio Martinola disegna a china, sostanzialmente forme e fughe, poi passa all’olio, ma interrompe questa produzione, perché momentaneamente attratto dalla musica, una sua vecchia passione adolescenziale, e dalla letteratura. Scrive poesie e racconti, più per un sfogo personale che per il semplice gusto del narrare, quasi ad esorcizzare nelle sue pagine di scrittore le difficoltà incontrate nella vita : la scrittura gli fa trovare un nuovo equilibrio. Come dicevo prima, l’arte sotto qualsiasi aspetto.
Ed eccolo, negli ultimi anni, di nuovo innamorato della pittura, dettata dall’estro del momento: è un autodidatta che caratterizza le sue opere con la grande passione per il disegno e per le cromie. Le sue mostre sono quasi un test per Sergio Martinola: nell’esporre le sue opere lui vuole constatare la propria capacità di comunicazione con il pubblico.
Predilige il geometrico, in cui inserisce talvolta sagome umane, che servono a dare la dimensione “abnorme” dell’ambiente, la figura deve risultare minima, quasi schiacciata, perché, rispetto all’universo, l’uomo è un microcosmo, tutto è il contrario di tutto, in una natura sovrastante in continua evoluzione.
Il disegno prepara le prospettive che “aspettano” il colore per definirsi e vivificarsi; la tela bianca è lì pronta per essere gratificata dalle sue composizioni, solo schizzi che garantiscano il giusto angolo di visuale ed il corretto studio delle proporzioni, prima dell’esecuzione definitiva; è questo il momento della comunicazione, di quanto sente e vuole dare, è il momento più vivo e vero, il momento in cui Sergio Martinola prova l’emozione che gli suggerirà come realizzare la sua opera. Tutto si definisce con i colori che sono già nella propria mente. L’acrilico ed il gesso sono la sua tecnica prevalente, che ha scelto perché gli permettono di ottenere effetti tendenti alla tridimensionalità, quasi a staccarsi dalla superficie del quadro. Le tonalità non stabiliscono alcun elemento, ma sottolineano il fatto che tutto è in tutti. Non a caso il suo colore preferito è il blu, perché è il colore degli spazi ampi, infiniti, come il mare e il cielo. Il fruitore deve sentirsi libero di fronte alle sue opere, per poter interpretare come vuole le tele che ha davanti agli occhi.