giovedì 17 maggio alle 19.00
Veronica Pivetti incontra i suoi lettori durante una serata speciale, in cui si racconterà a chi ha letto e amato il suo libro o a chi ne è incuriosito e vuole leggerlo. Per tutti i fan di Veronica, che hanno voglia di scoprire un suo lato “inedito”.
Anticipiamo la lettura della nostra Nicoletta Fattorosi Barnaba:
Quando si parla di depressione, si pensa sempre che non ci possa capitare; c’è una sorta di atteggiamento scaramantico personale ad accettare che io, proprio io possa cadere nel baratro della depressione. Ma la vita, si sa, o per lo meno si dovrebbe sapere, ad ogni angolo cela sorprese non sempre facili da accettare e superare. Questo è quanto ci racconta Veronica Pivetti nel suo libro, che potremmo anche sottotitolare: Guida al superamento a ostacoli di una depressione mal curata.
Il racconto di quanto è accaduto all’io del libro, ci coinvolge in un modo particolare, proprio perché pensiamo “Intanto a me non capiterà mai”, e questa guida che ci viene data con leggerezza, ma con cognizione di causa (quando si parla del vissuto la leggerezza è solo bravura di chi ci racconta di sé, senza far pesare le gravi difficoltà vissute), ci porta per mano a renderci conto che spesso dobbiamo essere più accorti nel “regalare” la nostra vita e la nostra salute a chi deve prenderle nelle sue mani per ridarcele, possibilmente, più belle di prima (forse è troppo?), almeno come prima.
Veronica Pivetti ci racconta in modo immediato, con uno stile estremamente giovane, quante volte abbia visto “accartocciare” la sua vita nelle mani di “esperti”; come poter definire certi dottori pieni di sé e vuoti di competenza che sorvolano sul paziente per concentrarsi sulla malattia che, a detta loro, conoscono alla perfezione? La malattia non è un qualcosa uguale per tutti, la malattia è diversa per ognuno di noi, anche se il suo nome è l’elemento unificante che raggruppa chi deve passare per certi percorsi farmacologici e non solo.
L’autrice, con questo libro, mostra la sua generosità, parlando di qualcosa di profondamente suo, di intimamente vissuto, mettendo la sua situazione davanti a tutti noi, che rimaniamo basiti al pensiero che un personaggio come lei, solare, allegro, spensierato e che “fa ridere”, possa aver trascorso momenti così bui e difficili.
Il fatto di “far ridere” si affaccia più volte nel racconto, in modo più o meno appropriato, perché o viene richiesto o trapela tra le righe, dietro alle tenebre di un baratro ormai risalito e messo alle spalle.
Un percorso irto di difficoltà, ma certamente alleggerito dalla presenza costante di Giordana, un’amica vera che condivide il dolore e le lacerazioni di Veronica, con affetto e saggezza. L’ancora che salverà l’autrice è proprio Giordana che con attenzione e sensibilità, forse derivate da un nonno psichiatra, porterà per mano l’amica nel sicuro porto della normalità. Va sottolineato questo rapporto d’amicizia che è sempre presente, è il punto di luce e di riferimento nei momenti più bui; dal maglione grigio col cappuccio ad altri risvolti che non voglio svelare; è un inno all’amicizia vera, non facile da trovare in assoluto, ma soprattutto nel rarefatto mondo dello spettacolo.
Tutti ci aspettiamo il lieto fine di questa tribolazione nerissima, anche perché è annunciato dall’inizio, ma il poter vedere o meglio percepire nel racconto, questo spiraglio di luce e questa forza di voler uscire dal baratro è importante per chi legge. Spes ultima dea, dicevano i latini, e lo diciamo anche noi, perché, se è chiaro che a tutti è gradito il lieto fine, non sempre è così scontato raggiungerlo e quando si è arrivati alla meta agognata, bisogna anche capire e sapere come si è raggiunto e con quale fatica, dolore, stanchezza di sé …
Infine alla Pivetti vanno i nostri ringraziamenti più calorosi per aver denunciato quei medici boriosi e superficiali, non solo per i nomi, ma soprattutto per noi, per doverci abituare a scandagliare meglio a chi affidare le nostre malattie. Grazie quindi per questa “Guida…” che dovremmo sempre tenere a mente per non scivolare su ovvietà e superficialità di scelte, non solo mediche direi, ma di vita.
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